Le 50.000 adesioni raccolte con la petizione sul servizio civile al fine di rivendicare un servizio veramente universale e con la certificazione delle competenze ai sensi del decreto 13/2013 fa emergere carenze e prospettive di un Istituto – quello del Servizio Civile Universale – che ormai va rivisto. La forte partecipazione soprattutto di giovani operatori del servizio civile universale alle operazioni di raccolta firme ha permesso, nel mentre, di approfondire le questioni contenute nel documento. Il diritto a svolgere il servizio a tutti da garantire a tutti i cittadini che intendono farlo senza limitazioni è certamente un tema prioritario. Non di meno garantire a tutti gli enti che intendono promuoverlo senza limitazioni, rivendicando un nuovo approccio che consenta ad esempio in assenza di fondi a copertura di tutte le posizioni richieste l’introduzione del tetto di operatori volontari in capo ad ogni singolo ente, secondo una logica di redistribuzione evitando così di lasciare fuori sistema enti con progetti approvati e non finanziati. Altrettanto necessario ormai appare il diritto ad un sufficiente trattamento economico: sono maturi i tempi per l’aumento della spettanza per gli operatori volontari almeno a 500 euro e la possibilità di ripetere il servizio civile per i giovani che lo abbiano già svolto secondo criteri logici (ad esempio solo per gli operatori meritevoli, dando sempre la precedenza ai cittadini che non lo abbiano ancora svolto, anche per evitare posti utili finanziati e non coperti, consentendo a tale scopo la partecipazione ai bandi con riserva in caso di posti disponibili anche a chi ha già svolto il servizio civile. Tutte queste priorità necessarie a far “sopravvivere” il sistema e tese a rendere l’Istituto del SCU accessibile in modo democratico dovranno essere rivedute in una nuova identità culturale, quella della formazione e del lavoro, più in generale delle politiche attive.